Riattivazione e Green Design: la trasformazione dell'Edificio ex-Siemens a Bicocca

Intervista a Monica Tricario di Piuarch

Monica Tricario, ci spiega il  loro affascinante progetto di riattivazione dell'edificio ex-Siemens a Bicocca. Lo studio Piuarch statrasformando questo edificio storico in uno spazio contemporaneo e sostenibile, aprendolo alla città e abbracciando il verde come elemento chiave del design architettonico.

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Monica, partiamo da voi, ma dalla vostra indagine progettuale del momento, su cosa state lavorando?

Stiamo lavorando su un edificio di Bicocca, ed è un lavoro molto interessante per tanti motivi. Primo perché noi abbiamo lavorato tutti e quattro da Gregotti per tanti anni, quindi è un po' tornare alle origini. Tra l'altro siamo arrivati tutti che lo studio aveva appena vinto la seconda fase del concorso e quindi abbiamo lavorato tutti sugli edifici di Bicocca. Questo è l'edificio ex-Siemens, che è l'edificio accanto all'università, è un edificio molto grande, di 50.000 metri quadri, è stato acquisito da un fondo e la sfida è stata quella di riattivare un luogo, quindi rendere l'edificio contemporaneo senza stravolgere l'architettura, perché nonostante non sia un edificio vincolato, però è un edificio importante dal punto di vista della storia architettonica di Milano, e quindi renderlo contemporaneo sia per quanto riguarda l'uso, è un edificio per uffici, quindi adattarlo al nuovo modo di lavorare, che non è più quello di 30 anni fa, è un edificio che ha una trentina d'anni, sia dal punto di vista energetico, quindi di autoproduzione di energia dell'edificio.

 

Potresti descriverci le principali operazioni di progettazione e riattivazione che avete effettuato?

La prima operazione che è stata fatta è stata quella di svuotare il piano terra, aprire il piano terra al quartiere, perché molti degli edifici di Bicocca hanno un attacco a terra duro, quindi tu cammini e hai sempre un muro di fianco, quindi aprire il piano terra con delle funzioni retail, ristoranti, negozi, e introdurre il verde sia all'interno dell'edificio, sia nella corte dell'edificio, quindi la progettazione del verde non come beneficio energetico, elemento decorativo, ma soprattutto come pretesto per la condivisione e l'uso dell'edificio anche da parte di chi non lavora nell'edificio. L'obiettivo è stato quello di... Poi uno si pensa a quel luogo da un architetto, hai questo viale dove hai tutti gli edifici chiusi da una parte e la collina invece verde dall'altra, quindi c'è questa contrapposizione. E poi hai pochi pretesti per entrare all'interno degli edifici, perché tutti gli edifici hanno delle corte interne, però non hai un motivo per andarci. Quindi abbiamo creato questo grande giardino interno con un pavilion di 800 metri quadri che ospiterà delle attività che porteranno le persone che utilizzano questo quartiere. Quindi l'edificio diventa permeabile al suo contesto, che è l'esatto opposto di quello che era prima, cioè prima era un po' impermeabile.

 

Sembra un progetto ambizioso. Come avete affrontato l'aspetto energetico e il tema del verde nella progettazione?

Dal punto di vista del funzionamento energetico è stato naturalmente rifatto completamente tutto il funzionamento dell'edificio, si sfrutta l'energia geotermica, i pannelli fotovoltaici, c'è un recupero delle acque che vengono utilizzate sia per l'irrigazione del giardino interno, sia per l'utilizzo delle acque non potabili e viene riportato il verde anche in terrazzi e sulle varie parti aperte dell'edificio. Il verde come strumento di progettazione di tutti gli effetti, sono stati fatti degli errori anche in passato, usare per esempio delle specie che poi crescevano, la manutenzione non era... Ora siamo un po' più avanti, la gestione delle specie ma anche del comportamento e poi della manutenzione di quello che è il verde.

 

State lavorando immagino anche su questi temi?

Certo, lavoriamo con Antonio Perazzi che da molti anni lavora con noi per la parte di progettazione del verde. Sono molte specie diverse e la scelta è stata quella di utilizzare verde per lo più spontaneo e piante che abbiano uno scarso bisogno di acqua. Quindi un verde che abbia una manutenzione molto semplice e non costosa, soprattutto dal punto di vista dell'utilizzo dell'acqua che sappiamo essere sempre più onerosa.

 

Una parola chiave che vi contraddistingue e che spiega un po' la filosofia della vostra unione progettuale?

Direi riattivazione, riuso e riattivazione. Una volta si diceva che demolire un edificio e ricostruirlo era più economico che non recuperarlo. Adesso no, nel senso che sia i costi dell'edilizia ma anche soprattutto il costo d'impatto ambientale di una demolizione di un edificio e della sua ricostruzione fanno sì che sempre più si debba ragionare su quello che è il recupero e il riutilizzo di quello che esiste già. Quindi in questo caso la riattivazione dal punto di vista edilizio ma anche la riattivazione dal punto di vista sociale, quindi creare un nuovo uso dell'edificio che diventi permeabile alla città, in cui i confini tra pubblico e privato sono sempre più fluidi e ci sia il motivo per utilizzare gli edifici anche per chi non lavora all'interno dell'edificio. Riattivare anche a livello educativo il comportamento delle persone in un certo senso.

Ecco come Piuarch sta trasformando l'edificio ex-Siemens a Bicocca in un simbolo di riattivazione e sostenibilità. Grazie a Monica Tricario per questa interessante intervista, che ci ha permesso di conoscere meglio il loro straordinario lavoro. Restate sintonizzati per ulteriori aggiornamenti sull'iniziativa Archi-Nature e le nuove sfide di Piuarch nel mondo dell'architettura.

Intervista a cura di Giorgio Tartaro

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