Abbiamo già approfondito più volte il tema del Biophilic Design che è un approccio innovativo e scientifico alla progettazione di spazi in tutte le scale di applicazione: edifici, parti di essi, quartieri e intere città. Questa disciplina traduce l’innata passione per la Natura dell’essere umano (= biofilia), negli ambienti costruiti, per garantire e implementare la salute psico-fisica degli utenti.
Prima della pandemia solo pochi ne avevano sentito parlare e quelli che se ne stavano già occupando, spesso venivano guardati con qualche sospetto. Le cose nel frattempo sono decisamente cambiate.
In questo articolo:
Negli ultimi tre anni è letteralmente esplosa una grande voglia di Natura. I due termini “biofilia” e “Biophilic Design” vengono ormai usati negli ambiti più disparati: in primis nella progettazione e nel design d‘interni, ma anche nella moda, nella fotografia, nelle arti oppure nel settore food.
Però, quando le parole non vengono usate con parsimonia e attenzione, o addirittura in maniera inappropriata, i confini e il significato si fanno sempre più sfumati per perdere il valore originale. Questo è esattamente ciò che sta accadendo al concetto di “sostenibilità”.
La progettazione biofila sembra destinata a subire esattamente lo stesso destino, perché dai più viene ormai scambiata con la “green architecture”, ossia come la disciplina che si occupa esclusivamente dell’inverdimento delle costruzioni. Questa interpretazione limitata deriva probabilmente da una incompleta definizione di Natura.
Sappiamo bene che la Natura non consiste solo in vegetazione!
Attualmente il Biophilic Design viene classificato da molti come una moda passeggera (dal fr. mode, dal lat. modus «modo, foggia, maniera»). Sappiamo che una moda è un comportamento variabile nel tempo che riguarda per esempio i modi di vivere, le usanze, ecc. Si tratta di un modello di comportamento imposto da individui o gruppi di prestigio o da creatori di stile. Sappiamo che le tendenze e le mode sono effimere e passano abbastanza in fretta per dare spazio a nuove invenzioni e stili. In questo contesto mi vengono in mente le parole di Coco Chanel: “La moda è fatta per andare fuori moda.”
Nel tempo magari cambierà il nome, ma l’essenza del Biophilic Design non può essere effimera e passeggera. Essa riguarda il nostro legame con la Natura che si è sviluppato durante i lunghi anni della nostra storia evoluzionistica passati negli ambienti selvatici e influenza e indirizza ancora oggi le nostre risposte fisiologiche e psicologiche, le nostre emozioni, le azioni, i pensieri e il benessere in generale. Numerose decisioni e gesti quotidiani sono guidati dalla nostra biologia e provengono dai nostri antenati che si sono adattati agli ambienti in cui dovevano sopravvivere e prosperare. Anche la scelta dei luoghi in cui viviamo, non è casuale e ha profonde radici evoluzionistiche.
Senza dubbio il tema della Natura e il nostro rapporto con essa non può essere soltanto una “moda del momento”, ma è alla base di moltissime scelte che facciamo ogni giorno. Per questo motivo il legame Uomo-Natura necessiterebbe di essere studiato e approfondito, soprattutto, da chi interviene sugli ambienti fisici: architetti, designer, tecnici vari e altri professionisti della filiera.
Forse è giunto il momento di cominciare ad uscire dai soliti schemi comodi e di approcciare l’ambito della progettazione degli spazi del vivere quotidiano in maniera più aperta e soprattutto con l’aiuto di una metodologia multidisciplinare. Dovremmo porci l’obiettivo di cominciare a dare risposte a domande che riguardano la nostra specie e come ci possiamo porre di fronte al mondo naturale e artificiale in maniera armoniosa.
Attualmente soltanto un piccolo gruppo di appassionati ed esperti si occupa di progettazione biofila in maniera scientifica, ma sono fiduciosa che da una disciplina di nicchia entrerà sempre di più a fare parte della normale prassi dell’architettura e del design.
Dobbiamo sempre ricordarci che la biofilia riguarda ognuno di noi e gli ambienti biofili sono pensati per incrementare il benessere psico-fisico di tutte le persone che sentono il desidero o bisogno di trovare un modo nuovo per vivere meglio negli ambienti costruiti e nelle città.
Le nostre case e i nostri edifici, dove passiamo gran parte delle nostre vite, potrebbero diventare più piacevoli e a misura d’uomo.
Vorrei finire con le parole spesso citate da uno dei pionieri dell’architettura moderna, l’austriaco Adolf Loos (1870-1933), nel suo Architektur:
“La casa deve piacere a tutti. A differenza dell’opera d’arte che non ha bisogno di piacere a nessuno.
L’opera d’arte viene messa al mondo senza che ce ne sia bisogno. La casa invece soddisfa un bisogno…”.
Questo bisogno non si limita soltanto al concetto del “rifugio sicuro” in cui vivere, ma l’applicazione consapevole del Biophilic Design può davvero migliorare le nostre vite!
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Bettina Bolten, Biophilic design consultant